La Violenza Psicologica/Verbale viene messa in atto attraverso minacce, ricatti, insulti verbali, umiliazioni pubbliche e private, controllo delle scelte individuali e delle relazioni sociali fino al completo isolamento, ridicolizzazioni e svalutazioni continue, isolamento, come anche violenze contro gli animali domestici o oggetti personali di valore affettivo per la donna. Questa si configura come un insieme di strategie lesive della libertà e dell’identità personale (con conseguente insicurezza, paura, svalutazione di sé fino alla sensazione di essere pazza).

In questo tipo di maltrattamento è sempre presente un’eccessiva responsabilizzazione della donna per far fronte a tutti i compiti e le richieste che le vengono fatte dall’abusante, nella continua speranza di tenerlo calmo e dimostrare la sua adeguatezza come partner e come madre.

Un’altra strategia tipica del maltrattamento psicologico è la deprivazione non solo materiale ma anche affettiva, spesso attraverso il silenzio e la distanza emotiva; questo significa ironizzare o ignorare i sentimenti della donna o le sue richieste affettive.

Spesso l’abusante usa informazioni sul passato della donna per avvalorare le sue critiche di inadeguatezza o immoralità verso di lei. Questo tipo di violenza sminuisce e umilia attraverso continue manipolazioni verbali: viene messo in atto un imprevedibile e un costante comportamento che ha per risultato di tenere la donna sempre sbilanciata, con una sensazione di sconcerto.

L’uso del tono di voce alto (urlare e sbraitare), e l’imprevedibilità degli scoppi di ira del maltrattante, spesso portano la donna a uno stato di paralisi e ad un senso di impotenza. In molti casi, il maltrattamento psicologico è così pesante che equivale a un lavaggio del cervello. Esposti a questa violenza per un lungo tempo, una donna o un/una bambino/a cominciano a perdere non solo la propria autostima, ma anche il senso della realtà.

I figli/e, anche se non sono il diretto obiettivo del maltrattamento, vengono severamente danneggiati dal sentire quello che viene detto alla madre.

Alcuni esempi di comportamenti abusivi sul piano psicologico sono l’essere continuamente accusata di infedeltà e controllata in tutti i movimenti o essere continuamente appellata con insulti, quali “stupidi”, “cattiva madre”, “brutta”, “di facili costumi”, rispondenti alla realtà o meno.

Anche essere paragonata a donne che sono descritte come infinitamente più brillanti, più competenti o più belle, può essere considerata violenza psicologica, e non meno l’essere messa al corrente dei dettagli di relazioni con altre donne. Si può arrivare addirittura a essere punita per trasgressioni commesse da queste altre donne.

È frequente che le sia proibito di frequentare amici e/o parenti e che non venga assistita in caso di malattia, oppure che venga terrorizzata in macchina con una guida pericolosa.

Infine, in caso di partner straniera, impedirle la messa in regola dei documenti di soggiorno – rendendole impossibile lavorare e rendendola vulnerabile dal punto di vista legale per l’affidamento dei figli – è una delle violenze psicologiche più subdole.

Questi sono alcuni esempi dei tanti, infiniti modi, di agire di una violenza psicologica/verbale su una donna da parte del maltrattante, che nella maggioranza dei casi non si ritiene tale e quindi non pensa di far niente di male, ma anzi che tutto ciò sia nei suoi diritti di “partner”.

Inoltre molti di questi uomini sono degli insospettabili e al livello sociale sono, solitamente, riconosciuti come uomini seri e rispettabili che mai potrebbero agire in questo modo nei confronti della propria compagna.

Tratto da Mai più violenze … Mai più maltrattamenti!